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San Mauro Forte: un itinerario attraverso le chiese e i palazzi di un “Borgo Autentico”, apparentemente silenzioso

Ha un animo letargico; da secoli si è accampato sulla cima di un colle materano, immerso tra gli ulivi millenari dalla corteccia grigia. Fermo, da una feritoia della torre normanna domina dall’alto con sguardo inquisitorio la valle del torrente Salandrella. Alcuni ritrovamenti avvenuti in loco ne testimoniano la sedentarietà — in località Timponi è stata scoperta una costruzione risalente all’VIII sec. a.C. e in località Priati alcune tombe del IV sec. a.C. Chi è l’enigmatico protagonista di questo racconto? Lui si chiama San Mauro Forte.

Grafica di San Mauro Forte

Il suo nome ha omaggiato un antico monastero benedettino intitolato a San Mauro. Come tutti i più grandi personaggi della storia lucana San Mauro Forte — parte integrante del progetto “Borghi Autentici d’Italia” — ha dato dimostrazione di coraggio e spirito di difesa quando le vicende lo hanno richiesto: nel 1861 respinse le bande di briganti guidate dallo spagnolo Borjes e, per ricordare l’evento, si aggiunse l’aggettivo “Forte” al nome; letargico non sempre.

Il suo animo combattivo non è di certo passato inosservato agli attenti occhi di Carlo Levi: “A San Mauro Forte, poco più in alto sul monte, avrei ancora veduto all’ingresso del paese, i pali a cui furono infisse per anni le teste dei briganti”.

Tuttavia è silenzioso; quanto rumore potrebbero mai generare i suoi circa 1400 abitanti?

Eppure, nel mese di gennaio, un suono assordante e perentorio cattura l’orecchio di ogni sammaurese, nessuno può sottrarsi al fermo richiamo del “campanaccio”. Si tratta, appunto, della “Sagra del Campanaccio”: l’antichissimo rito, legato alla transumanza e ai cicli agricoli, apre le porte alla celebrazione del carnevale e, contemporaneamente, festeggia sant’Antonio Abate, protettore degli animali. Ha significato apotropaico e propiziatorio di sollievo dai malanni e di abbondanza dei raccolti. I suonatori, avvolti in mantelli a ruota scuri, indossano cappelli di paglia ricavati dalle copertura in vimini delle damigiane. Fra le mani, all’altezza del ventre, tengono l’immancabile strumento: il campanaccio di notevoli dimensioni si distingue nel “maschio”, di forma allungata e nella “femmina”, avente bocca larga. La sfilata si apre con tre giri intorno alla Chiesa di San Rocco, dove si custodisce l’immagine di sant’Antonio Abate e si riversa, poi, fra i vicoli; bicchieri di vino e assaggi di prodotti tipici rigenerano i suonatori, presso le cantine aperte.

Sagra del Campanaccio a San Mauro Forte

È tranquillo, San Mauro Forte, nei restanti 364 giorni. Un giorno qualunque, di un qualunque mese, ad una qualunque temperatura e a un’imprecisata ora del giorno o della notte ci muoviamo alla placida scoperta delle architetture di un borgo, le cui facciate si animano e comunicano spiritualità e storie vissute da antiche famiglie.

Itinerario delle chiese

In piazza Monastero è presente la Chiesa dell’Annunziata eretta, assieme all’adiacente monastero alla fine del 1400, dai Francescani Minori Conventuali, su un terreno donato da Giacomo Di Porta per grazia ricevuta, nel 1439. L’interno si sviluppa su tre navate definite da grossi pilastri, che sorreggono le volte a crociera. L’altare settecentesco mostra fregi policromi in gesso ed è delimitato da due porte, dalle quali si accede al coro e alla sagrestia. Su di esse sono presenti due statue lignee, che rappresentano san Francesco e santa Chiara. Dietro l’altare, un dipinto raffigurante l’Annunciatore e due tele riproducenti san Lorenzo e san Francesco, impreziosiscono l’abside. La sagrestia e il coro sono stati realizzati ad opera di Gaetano Fusco nel 1738. La navata di destra con la cappella di sant’Antonio, risalente alla fine del 1600, godette del privilegio del pontificio di Benedetto XIV, del 1751. Numerose sono le effigi sacre di pregevole fattura artistica: le statue lignee di san Giuseppe da Copertino, il crocifisso e le statue mariane, le statue in pietra di san Michele Arcangelo ed un dipinto su tavola raffigurante Cristo alla colonna.

La Chiesa di San Rocco è stata realizzata nel 1893, accorpando le cappelle distinte di san Rocco e di Santa Maria del Soccorso. Gli interventi di modifica giustificano la forma irregolare attuale. La facciata si estende in larghezza, presenta due ingressi corrispondenti alle due navate e un ingresso posto sull’angolo nord-est. Ha una pianta strutturata su una navata centrale e una secondaria. A destra è posta la cappella di san’Eligio, ha un piccolo campanile.

La Chiesa di Santa Maria del Rosario, comunemente detta “di Santa Lucia”, ha un impianto planimetrico con una navata principale e una secondaria. Dal semplice volume, con paramento murario intonacato, emerge il piccolo campanile in mattoni a vista. La facciata principale, rivolta a sud, si affaccia su piazza Santa Lucia.

Alle spalle della torre normanna è situata la Chiesa di Santa Maria Assunta, la cui costruzione risale al 1553. L’edificio attuale, in stile barocco, conta tre navate più altre due, divise in cappelle: di Sant’Anna, del Crocifisso, di San Gaetano e della Natività di San Michele. Il fonte battesimale è costituito da una vasca di pietra, coperta da una piramide di legno intarsiato esagonale. Ai piedi della vasca è riportata la data 1583, probabilmente l’anno in cui il luogo sacro divenne chiesa parrocchiale. Inizialmente fu specificata “San Mauro” e, solo successivamente, “Santa Maria Assunta”. La facciata esterna, ripartita da lesene, è coronata da un frontone. Ha un parametro di mattoni a vista su cui spiccano due portali in pietra. La parte posteriore si caratterizza per la presenza del campanile, che si eleva su un importante strapiombo. Filomena Bisaccia — maestra cattolica in pensione, originaria di San Mauro — ha donato alla chiesa dei quadri rappresentativi le quattordici stazioni della Passione e Resurrezione di Gesù. Al disotto della chiesa si sviluppano i locali originariamente adibiti a cripta, ristrutturati in seguito agli interventi di consolidamento effettuati dopo il sisma del 1980. All’ interno è presente un affresco dedicato a san Mauro Abate.

Itinerario dei palazzi

Foto storica di San Mauro Forte

Il palazzo Arcieri fu costruito verso la fine del 1700 da Gaetano Arcieri, uno degli acquirenti del fondo di san Mauro. Alla fine del XIX secolo fu acquistato dal Comune, che ne fece la sua sede al piano superiore, mentre il primo piano — seminterrato rispetto al piano su cui si affaccia il portone principale — fu adibito a sede carceraria. Il fabbricato si sviluppa su quattro distinti livelli e originariamente era dotato di giardino interno. Il piano superiore è abbellito dalla presenza di un luogo loggiato, che si affaccia sulla valle sottostante. Gran parte delle opere d’arte, qui custodite, nel tempo si sono perdute. Sullo stemma del portale d’ingresso un’incisione riporta le parole: fortezza, fedeltà e generosità. Il cortile interno conduce agli ambienti residenziali. Ospite della famiglia Arcieri fu Cesare Malpica, che elogiò nei suoi scritti l’ospitalità con cui fu accolto e descrisse l’abitato con queste parole: “San Mauro, che vi sembra di non aver nulla, ha pur qualche cosa che merita di essere ricordata. Cinto da mura, annunzia la sua importanza di un tempo, alzatesi altresì in mezzo a deliziosi campi, mostra la sua ricchezza: decorato dei bei palazzi, intersecato da non brutte strade, ornato d’una piazza, ha proprio sembianze di una piccola città”.

Il palazzo Lauria sorge nel cuore del centro storico. Le facciate sono molto semplici; due ordini di finestre sono collegati da elementi decorativi di rilievo. La linearità della facciata laterale sinistra è interrotta da un loggiato a tre arcate. Alla sobrietà del fronte principale si contrappone un portale settecentesco di vaste dimensioni, ricco di fregi e dettagli. In blocchi di marmo lavorati e sagomati, giustapposti l’una sull’altra, due lesene, il cui sviluppo è interrotto da piccole cornici. Un insieme di volute e motivi floreali unificano il portale al prospetto. L’arco del portale è a tutto sesto e l’imposta è eseguita con curvatura inversa. Il fornice è chiuso da una raggiera in legno con elementi lavorati e sagomati a motivi floreali. Dal cortile si accede a un giardino interno. Un massiccio portone immette nell’androne in cui si sviluppa la scalinata, con ringhiera in ferro lavorato. Gli interni sono di grande valore artistico: sono presenti elementi di arredo pregiati e decorazioni su tele sulle volte. Questo palazzo, costruito nel 1700, fu residenza di una delle famiglie che acquistarono il feudo di san Mauro alla metà dello stesso secolo. A questa famiglia appartennero il magistrato della Corte di Cassazione di Napoli, l’avvocato Stanislao Lauria e il giovane tenente della Guardia Nazionale Teodorico Lauria, trucidato dai briganti nel febbraio del 1864.

Il palazzo del Turco — collocato su una via adiacente alla piazza principale — ha impianto quadrangolare, con scalinata centrale. Nel portale d’ingresso con arco a tutto sesto, architravato, si leggono chiaramente caratteri neoclassici. Due colonne a fusto liscio sono erette da due basamenti, lo fiancheggiano parallele ai piedritti e tangenti all’arco. Un cornicione a più piani aggettanti richiama le modanature della base degli zoccoli. Mensole scanalate sostengono l’ampio balcone, che corona l’intera composizione. I prospetti laterali del palazzo presentano caratteri omogenei; sembrano articolarsi in tre piani successivi, fasce separate da sottili cornici. Il palazzo fu fortemente aggredito dal terremoto del 1979, che ne provocò la caduta degli affreschi.

Contiguo al palazzo del Turco, si ammira il palazzo d’Eufemia, esempio di architettura ottocentesca. Di impianto rettangolare, con annesso giardino posteriore, presenta la facciata principale su corso Magnante. Il portoncino di ingresso in mattoni, ad arco a tutto sesto, ha motivi floreali. Al piano superiore una lunga balconata — sostenuta da mensole a volute, scanalate, simili a quelle che sostengono le cornici delle finestre — corre lungo tutto il prospetto. Il palazzo gira a sinistra con un’originale soluzione d’angolo. Una balconata angolare mostra gli stessi motivi architettonici e decorativi riscontrati nel prospetto principale. Il fronte posteriore è molto semplice: due ordini di finestre, quello superiore con cornice e motivi decorativi. All’estrema destra si apre il portale che conduce al giardino. Elegante e sobrio è il fronte che si affaccia su di esso. Tutta la costruzione è eseguita in mattoni; la forte zoccolatura angolare e le cornici sono in pietra dura.

Il palazzo Acquaviva venne eretto sul finire del XVIII secolo, a seguito dell’acquisto del relativo feudo ad opera di Francesco Acquaviva, nel 1751. Successivamente divenne proprietà degli Arcieri e, poi, sede di un ospedale. Il fallimento di Gaetano Arcieri ne consentì l’acquisto all’asta da parte di privati, che lo vendettero al Comune. Negli anni ’60 si prestò a sede del municipio. Nonostante la realizzazione settecentesca, l’edificio denota un origine antica: dall’osservazione della facciata settentrionale si evince che il palazzo si addossa, e in parte ingloba, precedenti strutture probabilmente riconducibili a fortificazioni di epoca medievale. L’interno, oggetto di diversi rimaneggiamenti, conserva il cortile di accesso dell’impianto originario, da qui si sviluppa una scalinata che conduce al piano superiore, caratterizzata da un ampio androne. Al primo piano, all’interno di un salone, è posto l’altare di una cappella privata. Una parte del piano ha subito una pesante trasformazione; il restauro è stato eseguito probabilmente a seguito del crollo del tetto, attraverso una sopraelevazione con pareti di facciata in laterizio moderno e con solaio in latero-cemento. Le esigenze funzionali, conseguenti all’utilizzo come casa comunale, hanno comportato la realizzazione di una serie di aperture nelle murature portanti per il collegamento di ambienti interni. I parametri murari esterni sono costituiti da conci, blocchi di arenaria, apparecchiati con apporto di scheggioni e mattoncini di regolarizzazione dei filari. In via Pietro Marsilio, il portale d’ingresso e le mensole dei balconi sono caratterizzati da blocchi in pietra calcarea finemente lavorati. Il portale è sormontato da un timpano curvo spezzato, due gattoni sostengono la mensola del balcone con modanatura a gola.

Non è gennaio, eppure la quiete del borgo è spezzata da urla maldestre: “Due”, “Quattro”, “Sette” ecc… In piazza una piccola folla sembra aggredirsi, usando parole difficili da comprendere. Si sta giocando alla Morra, rigorosamente in dialetto: due le squadre partecipanti e un solo arbitro a tenere il conto e controllare i gesti. Un gioco dalle origini lontanissime, che si tramanda di generazione in generazione. Di cosa si necessita per avviare la partita e quali sono le regole? È richiesta solo una buona dose di vivacità. Le regole sono molto semplici: due giocatori abbassano contemporaneamente il pugno distendendo una o più dita e gridando un numero da due a dieci. Se il numero indicato corrisponde alla somma delle dita distese si segna un punto a favore di chi ha indovinato. Se la somma è indovinata da entrambi, il colpo è nullo.

San Mauro Forte non è poi così letargico.

Si ringrazia la Pro Loco di San Mauro Forte per il materiale e le immagini messe gentilmente a disposizione. Per ulteriori informazioni è disponibile la pagina Facebook: https://www.facebook.com/prolocosanmauroforte.

Grazia Valeria Gelsomina Ruggiero

Grazia Valeria Gelsomina. Mina per gli amici. Lucana. Designer. Cosa voglio fare da grande? Conosco una parola contenitore di ciò che mi piace: “creare”. Che si tratti di un disegno su carta che prenderà forma, di una pagina bianca che attende di essere scritta o di realizzare da zero un contenuto grafico. Attualmente collaboro con il Mattino di Puglia e Basilicata. Ho frequentato un Master in editoria e comunicazione che mi ha lasciato, fra le tante cose, quattro empatici amici con cui condividere questo nuovo viaggio. Perché scrivere della mia terra in un blog? Sono di buona forchetta e qui c’è cibo buono in abbondanza. Mi perderei nei vicoli di antichi borghi senza controllare l’ora. Non dico mai no ad un’escursione, che sia in un bosco, ai piedi di una cascata, fra le dolomiti, su un lago…. Ma quanti scenari offre la Basilicata?